INTERCONNESSIONI | Maria Antonietta Barnaba

Opening > sabato 10 dicembre, ore 17,30

 

INTERCONNESSIONI

La pittura concettuale di Maria Antonietta Barnaba ricrea sulle tele mondi multiverso le cui realtà esistono solo nell’attimo in cui le si percepisce. Il tempo, lo spazio e il viaggio, temi costanti nella sua ricerca, sono riattualizzati in Interconnessioni (2022), il dipinto quadripartito che visualizza spazi fluttuanti ma connessi da un motivo spiraliforme in cui grumi di energia fuoriescono dagli universi rappresentati. Il fuoco dell’immagine non è racchiuso dentro la composizione, ma spinge lo sguardo verso l’alto sulle scie luminose di immaginari asteroidi.
Alla fine degli anni settanta, l’artista realizzava, accostando frammenti di pittura e fotografia, delle serie ritmiche cadenzate che segnavano i suoi tempi di viaggio dal luogo di studio al luogo di origine. All’inizio le immagini rappresentavano i treni merci, simbolo di viaggi senza ritorno negli Olocausti e, accanto ad essi, i carri bestiame di cui riportava sulla tela i vagoni fermi sui binari, in icone pittoriche e fotografiche dense di numeri, scritte. In primo piano i segni del tempo: l’usura, le lacerazioni, il degrado, la stratificazione delle storie e le vicissitudini degli spostamenti, soggetti principali della sua ricerca.
Dagli anni ottanta l’autrice elegge le stazioni, a simboli del nomadismo e dello sradicamento, restituendo nei dipinti una realtà inedita. Quanto più veloce è stato lo scatto fotografico con cui ha prelevato le immagini, tanto più dilatato è il tempo della pittura scandito da pennellate stratificate come nella grande tradizione.
Molte opere di questo ciclo sono state realizzate in pittura su cartone da imballaggio.

M.A.B. “Brandelli di pittura su cartone riciclato che nella sua vita precedente ha accompagnato oggetti e percorso strade, per naufragare nella categoria rifiuti da dove una mano curiosa li ha prelevati e rimessi in circolazione.”

Fin degli anni novanta l’intercambiabilità di figura e sfondo allude a una condizione esistenziale fondata sulla illusoria percezione dell’appartenenza.

M.A.B. “Nei lavori realizzati negli anni novanta, l’immagine è sempre più frammentata, ma organizzata nel campo che la contiene. Ora i frammenti si ricompongono nello spazio chiuso di uno stesso supporto tra geometrie fatte di vuoto. Nel rapporto tra le forme dipinte e lo sfondo vuoto un’altra “realtà” non dipinta prende esistenza, l’invisibile appare attraverso i ritagli del visibile. Il pieno e il vuoto lottano incessantemente per conquistare lo sguardo: mentre l’immagine conduce a improbabili profondità, lo sfondo svela l’illusione della rappresentazione sovrapponendosi percettivamente ad essa e derubandola dei suoi percorsi illusori.”

In Relazioni Dinamiche (2012) lo spazio all’apparenza vuoto accoglie frammenti pittorici vaganti come meteoriti e, da luogo inerte, si trasforma in spazio agente, costruendo un paesaggio mobile e dinamico, le cui forme suggeriscono possibili traiettorie. La visione fugace di un istante, diventa il microcosmo da scrutare con attenzione.
Scattando più di 200 fotografie al secondo, la macchina registra immagini non percepibili dall’occhio
umano, farle vedere pittoricamente è la sfida di Maria Antonietta Barnaba, la cui ricerca si fonda su un paradosso: rendere visibile una realtà che esiste e, nello stesso tempo, non esiste. Luogo dello svelamento sono i vetri di un treno in corsa dove la materia-luce si cristallizza in immagini destinate a scomparire in meno di un secondo. A tale impermanenza l’artista contrappone la durata, sostituisce l’evanescenza con la corporeità e l’inesistenza con la concretezza, riscattando dal nulla creature che potevano non nascere mai.

M.A.B. “L’opera non è costituita solo dal lavoro, ma dal tempo di vita trascorso nella pratica del viaggiare, fotografare, recuperare e riciclare, dipingere, frammentare, piegare. Il tempo di vita diventa opera e si sottrae così alla inesorabile perdita.”

Fino al 2004, le fotografie scattate durante i viaggi diventano la trama su cui la pittura costruisce l’ordito, in un intreccio di temporalità multiple.
Attesa (2022) mostra il microcosmo racchiuso in un istante, durante il quale gli sguardi si incrociano, una telecamera di sorveglianza riprende chi va e viene, chi guarda e viene guardato, mentre pezzi di realtà in presa diretta convivono con proiezioni illusorie.

M.A.B. “L’immagine non è più catturata solo dall’artista viaggiatore, al punto di vista dell’artista si aggiunge un terzo occhio che scruta dall’alto, anonimo e indiscreto. Qui gli sguardi si incrociano inconsapevoli gli uni degli altri.”

In Respiri (2020), come un ologramma, la tela sospesa nel vuoto acquista immaterialità e trasparenza immobilizzando un intervallo di tempo. Realizzata nel periodo della pandemia, l’opera si fa metafora di una umanità rinchiusa in una bolla, ritrae il tempo bloccato nella gabbia di vetro di una sala d’aspetto i cui vetri appannati fanno intravedere non corpi, ma forme vaghe. Nella realtà capovolta in cui si vive quando si attende, l’illusorio s’insinua dappertutto, cancellando ogni cosa.

Anna D’Elia

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