Collettivo Gentili-Palmisano | Un giorno di guerra

Un giorno di guerra
istallazione / poesia visiva
Collettivo Gentili-Palmisano 
a cura di  Lorenzo Canova
Opening Sabato 12 aprile ore 18.00 

 

Il Collettivo Gentili-Palmisano (www.collettivogentilipalmisano.com) prosegue la sua ricerca dedicata all’esperienza della poesia creando fogli materici e immateriali da cui le parole affiorano per comporre il testo poetico in modo progressivo e non lineare – così accade nella coscienza del poeta e poi in quella del lettore – per rivelare architetture, unioni, conflitti, assenza di forma e movimento verso la forma. Il testo dinamico è dunque una scatola nera dell’accadere della poesia, l’attraversamento di uno spazio che la pagina poetica ha congelato in sé e che l’atto della lettura libera ogni volta. Le poesie dell’ultimo libro di Sonia Gentili (Un giorno di guerra, Aragno editore 2024) divengono istallazione visiva (tre stampe su acetato; sei Fogli e un Libro con testo dinamico e voci di Sonia Gentili e Silvia Gussoni), dialettica tra intero e frammento, tra l’immagine e il suo negativo, per dirci che il tempo della realtà è un giorno di guerra: quella che i viventi combattono dalla nascita per restare vivi, le guerre storiche di ieri e di oggi, la guerra dell’amore e della perdita. Il dialogo perenne e ciclico tra Demetra e Persefone, il silenzio della crescita biologica e del ritorno delle stagioni, in cui la nostra vita è radicata, è assediato dal rumore del conflitto, dalla dissipazione del testo in frammento e del senso nel suo disfarsi, dalla «fine incisa nella storia come una ferita / nel suo inizio». Letture / performances dei testi di Sonia Gentili con la speciale partecipazione di Silvia Gussoni e Antonio Bux. In chiusura, reading poetico di Paolo Castronuovo, Giammarco Di Biase, Claudia Di Palma, Marco Esposito, Mariagrazia Galasso, Giovanni Laera, Serena Mansueto, Mara Venuto.

 

Un giorno di guerra, di Lorenzo Canova.
La poesia tra mito e presente, un viaggio di discesa e risalita tra distruzione e rinascita, il tempo e la sua assenza che si collegano in un’unione misteriosa: in Un giorno di guerra il Collettivo Gentili Palmisano dà vita a una grande opera costruita sul binomio delle parole e delle cose, in cui i versi di Sonia Gentili prendono forma attraverso l’azione visiva di Ambrogio Palmisano. II MUSEONUOVAERA si trasforma così in un luogo da percorrere attraverso dei passaggi segnati dalla poesia e dal suo incontro e dal suo scontro con gli oggetti, tra le rovine e le reliquie di una natura disseccata. In questo modo, incontriamo le due facce di Demetra e Persefone che ripetono il loro eterno ritorno nello spazio del profondo, prima della Favola, nella sua sospensione tra il buio e la luce, tra il sonno e la veglia, che annuncia il ridestarsi del mondo al confine con le acque perenni del mito e dell’inconscio. Entriamo dunque nel cuore della mostra, con l’installazione composta da detriti e da un albero secco nella quale galleggiano i fogli elettronici con i frammenti della poesia Un giorno di guerra, che ricompare incisa sul nero nella parete di fondo, come il centro di un trittico completato dai testi dinamici delle poesie Guerra e Alberi. Gentili e Palmisano ci conducono quindi nelle simmetrie e nelle rotture nascoste nell’architettura segreta della poesia, nella sua capacità di perforare l’opacità del reale permettendo una forma differente di conoscenza. La tragedia del nostro presente di guerra e di morte si trasforma, pertanto, in modo allusivo, nelle parole che si fanno e si disfano sugli schermi e sulle pareti, nell’illusione o nella speranza che il verso faccia germinare ancora la natura disseccata adagiata all’incrocio dei versi, consumata dalla polvere delle macerie e dal rumore dei cingolati sulla neve. Così, di fronte alle ferite del mondo che diventa nero e al sangue che incide la fine nella storia, l’oracolo della poesia ci offre forse il sogno del melograno e la speranza della resurrezione, nella preghiera cieca del profeta che invoca Persefone per far sbocciare di nuovo i fiori di Demetra sulla terra senza più radici.

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