Massimo Ruiu

Nato a S. Severo (FG) nel 1961, si laurea in Storia dell’Arte contemporanea nel 1989 a Roma e svolge la propria attività artistica ed espositiva a partire dal 1984.
La ricerca artistica ha come costante una tensione poetica che focalizza tematiche legate ai bisogni più intimi e profondi del uomo.
Nelle opere di Massimo Ruiu c’è sempre qualcosa che non c’é. Nel ciclo delle “Ombre assolute”, avviato nel ’97,”Gall. Pino Casagrande”, immagini fotografiche sono forate da nere cavità d’assetto geometrico, capaci di inghiottire lo sguardo. In quei “buchi neri” l’immagine implode, tracolla e naufraga in se stessa, in una frana delle percezioni che è tutta interna all’immagine. Eppure l’immagine è sempre lì. Cosa succede? Nel dittico fotografico “7 minuti prima/7 minuti dopo” il non-evento è dentro l’evento. Nel video “Secondo tempo”, fisso per ben 200 minuti su tale scritta, il primo tempo è un non-tempo che sostiene come un piedistallo invisibile la nozione di tempo.(”Secondo Tempo”Palazzo Pascali, Polignano,2003) Nel ciclo pittorico dei pesci le parole sono custodite dal mutismo degli abitatori del mare (“Doppiomare” st. Fedele, Monopoli 2006, “Le parole illuminate dei pesci” Vedetta della Marina,Giovinazzo 2008). Nei libri di cenere la pagina non muore, si polverizza in idea. E’ tutto un procedere per negazioni affermative, per vuoti che riempiono e finitezze forate d’infinito. L’assenza, la reticenza, il non-dire: sono i grimaldelli per rendere “assoluta” l’opera relativa, per completarla col suo lato “non”, E se la parte più viva dell’immagine fosse il suo cuore cavo? Se la sua parte più vera fosse la sua parte più nera? Massimo Ruiu, , rivolge la sua innata vena poetica alla definizione esatta di icone del non-essere fino all’ultima deriva dove i pesci, accompagnati da lavagne parlanti, evocano in ambientazioni scolastiche il desiderio di un approdo o la nostalgia di un naufragio. Nell’era dell’iper-immagine Ruiu inventa l’anti-immagine delle “Ombre assolute”, nella stagione del “troppo” medita sul “meno”, sui lati in ombra, invisibili solo ai ciechi.(G.Gigliotti).
Nel 2011 pertecipa alla Biennale di Venezia con l’opera “@” realizzata con 100 chiocciole in letargo : riflessione sulla diversa percezione del tempo umano e quello naturale.

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